La rubrica di Debora

Preservazione della Fertilità

Esperta in Medicina Riproduttiva

Dott.ssa Debora Anzalone

Ciao, mi chiamo Debora, ho 34 anni, e sono qui per parlarvi di Fertilità e cercare di dare un piccolo contributo a chiunque nutra qualsiasi dubbio in merito, senza i soliti tabù.

Sono nata e cresciuta a Catania, dove ho conseguito la Laurea Triennale in Scienze Biologiche con una tesi presso il Centro U.M.R. Hera di Catania, Unità di Medicina della Riproduzione. Dal 2009 mi sono trasferita a Teramo per completare gli studi magistrali in Biotecnologie della Riproduzione e il Dottorato di Ricerca nell’ambito dell’Embriologia Sperimentale, presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Teramo. Adesso, come Assegnista di Ricerca, continuo a svolgere, sempre con molto entusiasmo e piacere, l’attività di Ricerca nel campo dell’Embriologia e delle tecniche di riproduzione assistita, cercando di dare un contributo al miglioramento delle metodiche esistenti e lavorando allo sviluppo di tecniche più moderne, sicure e sempre meno invasive.

Come è nata la collaborazione con la Desmoid Foundation
Da qualche anno mia cognata, praticamente una sorella acquisita, è affetta da un tumore desmoide e, nonostante la formazione scientifica, sono venuta a conoscenza solo tramite lei delle difficoltà legate all’approccio terapeutico per queste forme oncologiche, sia per l’ampia varietà di tipologie sia per una minore considerazione sociale e mediatica rispetto ad altre forme tumorali, certamente più note e più invasive. Mia cognata si è subito prodigata per dare il suo contributo nella diffusione dell’informazione e il suo entusiasmo e quello delle altre persone dell’Associazione, mi hanno contagiata in modo indelebile. A questo punto, la mia strada si è incrociata con quella della Desmoid Foundation, dal quale è nata una collaborazione con la voglia di aiutare i pazienti durante il loro percorso terapeutico.

E quindi eccomi qui a spiegarvi ed accompagnarvi a conoscere meglio tutti i modi per preservare la fertilità durante le cure oncologiche, tecniche non sempre obbligatorie ma che spesso possono aiutare le persone a curarsi con più tranquillità sapendo di aver tutelato il loro “futuro” genitoriale.

Perché è giusto, quando ci si cura, pensare all’adesso e ad affrontare la malattia, ma sapere di aver protetto la possibilità di diventare un giorno delle mamme e dei papà – soprattutto per i più giovani – può aiutare ad affrontare il percorso terapeutico in modo più sereno e consapevole di non avere rinunciato a un potenziale “domani”.

Tramite alcune semplici FAQ risponderò a diversi quesiti. Attraverso la Newsletter dell’Associazione verrai avvisato di aggiornamenti sull’argomento.

Se hai una domanda in particolare da pormi sulla fertilità, scrivila a: desmoide.info@gmail.com 

Sarà un piacere per me dare una risposta ai tuoi dubbi!

Perché si preserva la fertilità?

E’ ormai un fenomeno comune che, sia per le donne che per gli uomini, l’età in cui si decide di diventare genitori si è spostata e continua a spostarsi in avanti per ragioni lavorative, sociali o di salute. Le tecniche di preservazione della fertilità sono indicate per donne e uomini che hanno la necessità di posticipare la propria genitorialità senza però doverci rinunciare in futuro, quando si sentono “pronti” o quando le condizioni di salute migliorano.

Perchè preservare la fertilità durante i trattamenti antitumorali?

Per alte dosi, alcuni trattamenti antitumorali, come la chemioterapia o la radioterapia, possono influire sulla funzionalità dell’ovaio, nelle donne, così come nei testicoli, negli uomini. Come conseguenza, da parte di questi due organi può diminuire sia la produzione che la qualità di oociti e spermatozoi rendendo più difficile l’instaurarsi di una gravidanza. In questi casi, si può ricorrere all’utilizzo di tecnologie moderne che permettono di preservare la propria fertilità e di rimandare la scelta di una gravidanza al momento più opportuno, sereno e sicuro sia per i futuri genitori che per i futuri nascituri.

Quali sono le principali tecniche utilizzate per le donne?

Esistono diversi tipi di tecniche possibili per la donna, la cui scelta dipende principalmente dall’età e la tipologia di trattamento oncologico cui è sottoposta.

  • Congelamento (o criopreservazione) di oociti/embrioni: è una tecnica molto comune che prevede una serie di trattamenti ormonali preliminari che stimolano le ovaie a sviluppare più follicoli (microspazi delle ovaie dove crescono e si sviluppano gli oociti) e di conseguenza più oociti. Questi trattamenti durano circa due settimane. Tramite un intervento di breve durata, monitorato ecograficamente, un’equipe medica procede alla aspirazione degli oociti direttamente dai follicoli (in gergo tecnico viene chiamata Ovum-Pick-Up). Questi poi vengono portati in laboratorio e affidati al biologo che procederà al congelamento. Allo scongelamento dovranno essere poi fertilizzati in vitro (FIV) in laboratorio e trasferiti come embrioni dopo qualche giorno.

Se è presente un partner, è possibile scegliere di effettuare subito una fertilizzazione in vitro (FIV) e congelare gli embrioni ottenuti. Quando si riterrà opportuno, si procederà allo scongelamento e al trasferimento embrionario (FIVET) in utero di uno o più embrioni in “buono stato”.

  • Congelamento del tessuto ovarico: richiede l’asportazione laparoscopica di uno strato di tessuto ovarico contenente tanti follicoli, senza alcuna stimolazione ovarica. Successivamente, le striscioline di tessuto ovarico prelevate e congelate, verranno reimpiantate o sull’altro ovaio o in una zona peritoneale con un altro intervento, generalmente in laparoscopia. E’ un metodo molto consigliato per le ragazze prima della pubertà e per chi ha necessità di non rimandare il trattamento oncologico. Ci sono inoltre situazioni cliniche nelle quali la donna, come paziente oncologica, non può effettuare le stimolazioni ormonali previste per il recupero degli oociti perché “più sensibili” agli ormoni.. E’ ancora in fase sperimentale, ma le prospettive sono incoraggianti.
  • Trasposizione ovarica (ooforopessi): questa tecnica prevede lo spostamento fisico delle ovaie dalla loro sede naturale ad un’altra, più in alto ed è indicata nei casi in cui la paziente debba essere sottoposta ad irradiazione nella zona pelvica. Può essere effettuata in laparoscopia e consente di effettuare contemporaneamente anche un prelievo di tessuto ovarico con conseguente congelamento.

Come scegliere la tecnica di preservazione più adatta?

L’indicazione verso l’una o l’altra tecnica viene decisa dalla donna insieme al proprio medico, meglio se accompagnati da uno specialista nel campo delle tecniche di riproduzione assistita, che lavora nei centri privati o nei reparti ospedalieri di biologia della riproduzione. Insieme si converrà all’utilizzo del metodo più adatto, sempre considerando l’inizio (o la continuazione) della terapia antitumorale come prioritaria per la paziente.

Dopo che ho fatto terapie oncologiche posso avere figli?

Dirlo con certezza è difficile anche per le coppie che non hanno mai effettuato terapie oncologiche. Lo sapevi che la possibilità di ottenere una gravidanza ad ogni ciclo mestruale è solo del 25?

Ci sono tanti, tantissimi fattori che regolano la fertilità di una donna e di una coppia in generale. In linea di massima, ti posso dire che se è stato seguito attentamente un percorso di preservazione della fertilità, ci sono buone probabilità di ottenere una gravidanza con le tecnologie oggi a disposizione. Il grado di successo dipende da molti fattori: le tecniche utilizzate, l’età dei pazienti, la “bontà” del materiale di partenza congelato (che siano oociti, embrioni o tessuti), la risposta alle terapie ormonali di sostegno alla gravidanza previste dalle varie le tecniche di riproduzione assistita. Anche il grado di stress influisce sulla probabilità di ottenere una gravidanza. E’ fondamentale affrontare il più serenamente possibile un percorso del genere e affidarsi anche alle figure professionali di sostegno psicologico alle coppie.  C’è inoltre da dire che ogni terapia oncologica prevede un periodo di “disintossicazione” dal farmaco o dalle radiazioni a cui si è stati sottoposti.